Il PageRank è stato, dalla sua introduzione, un valore fondamentale: molti webmaster e blogger nella storia di internet e di Google hanno fatto di tutto per far si che quel numero aumentasse e di conseguenza che la famosa barretta verde si riempisse. Il PR è un algoritmo di analisi dei link in ingresso che attribuisce su questa base un valore ad una pagina da 0 a 10.
Dopo l’introduzione del PageRank si è innescata una vera e propria ossessione tra la maggior parte di operatori del web. Dal momento della sua introduzione infatti sono state messe in atto disparate strategie da webmaster e SEO con i fine di aumentare il rank.
Questa corsa al link in ingresso ha determinato anche la nascita di tecniche più o meno scorrette, come la compravendita di link. In effetti in passato possedere un sito con altro PR dava la possibilità ad i proprietari di vendere link a prezzi molto elevati. Ma Google non ama i link innaturali, anzi li combatte poichè per restituire risultati di ricerca perfetti ogni link in rete dovrebbe essere spontaneo e naturale.
Il PageRank veniva aggiornato circa 3 o 4 volte ogni anno, ogni tre mesi circa. Tuttavia questo valore non viene più ricalcolato dal Dicemre del 2012, quando per stessa ammissione degli addetti ai avori d Google, venne aggiornato casualmente mentre s stava intervenendo su altro.
Gradualmente il PageRank ha perso importanza, affiancato da nuove metriche per valutare le pagine web e determinare il loro ranking nelle SERP. Dal 2009 infatti la voce relativa a questo valore è scomparsa dagli Strumenti per Webmaster di Google e Chrome non ha mai avuto un’estensione ufficiale.
Qualche giorno fa sono arrivate inoltre le parole di John Mueller, che durante un Hangout ha dichiarato:
Non aggiorniamo il PR da più di un anno e non credo che lo aggiorneremo in futuro.
Queste parole segnano una data importante: la data nella quale muore il PageRank, almeno per la quantità di link in ingresso è soltanto uno dei parametri utilizzati per determinare il posizionamento di un sito o blog, affiancato da parametri ben più complessi e soprattutto da altri algoritmi capaci di individuare i link innaturali e renderli ininfluenti ai fini del posizionamento stesso.
In ogni caso la morte del PR per come lo conosciamo oggi non segna assolutamente la morte dei link e dalla link bulding: infatti, per stessa ammissione dei piani alti di Google, un motore di ricerca che non si basi sui link è attualmente inconcepibile e questo è stato confermato dagli esperimenti condotti n tal senso, che hanno restituito risultati non soddisfacenti in rapporto a quelli che si ottengono con gli attuali parametri.
Il fermarsi della barretta verde deve essere uno stimolo a creare grandi contenuti che possano essere spontaneamente linkati ed a trovare nuove strategie.
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