
Viviamo in periodo storico molto delicato: le tensioni sociali si fanno vive anche in quelle parti del mondo che sono considerate più ricche, la crisi economica, il terrorismo e le altre problematiche di interesse mondiale creano instabilità.
Queste condizioni nella storia sono state vissute ciclicamente, seppure con le inevitabili differenze dovute alle differenti epoche storiche nelle quali si sono verificate.
Oggi la differenza più importante sta nel mondo dell’informazione: con internet ormai fruibile dalla maggior parte della popolazione mondiale, seppur in modo differente, il modo di informarsi e di diffondere le notizie è radicalmente cambiato.
I social network ovviamene sono i protagonisti indiscussi in questo scenario: in pochi minuti una notizia può diventare virale, raggiungere migliaia o addirittura milioni di persone e di riflesso portare dei guadagni consistenti al sito, al blog o alla testata giornalistica, grazie al traffico di utenti che si riesce a generare.
Il problema sorge quando vengono create ad hoc notizie false per attirare click e visite: purtroppo la gente ci crede, condivide e disinforma.
Sarà per il forte tasso di Analfabetismo Funzionale, che colpisce quasi la metà della popolazione italiana, ma proprio non ci riusciamo a non credere alle bufale, che si diffondono a macchia d’olio in poche ore.
Facebook e gli altri social network svolgono un ruolo fondamentale, poiché garantiscono un’alta diffusione, non replicabile ad esempio con i motori di ricerca: sui social le notizie passano sotto il naso, non c’è bisogno di cercarle ed in molti casi gli utenti condividono leggendo esclusivamente il titolo.
Notizie False per attrarre click
Innanzitutto partiamo dalla base: salvo rarissime eccezioni, chi mette in giro queste bufale lo fa per una sola ragione, ossia i soldi. Infatti c’è un giro d’affari non indifferente dietro le notizie false.
L’eccezione alla quale è possibile fare riferimento è probabilmente Ermes Maiolica, pseudonimo utilizzato da un ragazzo che per goliardia e senza guadagno personale, si diverte a diffondere bufale su bufale, subendone anche le conseguenze legali. Nella sua bacheca dei trofei bufale come l’arresto del conduttore televisivo Teo Mammucari per Cocaina o ancora le 800 mila automobili in regalo da parte di Volkswagen dopo lo scandalo dei motori Diesel. Una strana passione che vale l’etichetta di Re delle Bufale, secondo Wired.
Solitamente le notizie false sono clamorose ed innescano molta curiosità nell’utente medio, che clicca, legge e non di rado condivide, partecipando attivamente alla diffusione di balle colossali.
Per essere più credibili, questi falsari del web utilizzano siti e pagine con nomi simili a quelli di importanti testate giornalistiche, così capita di leggere articoli de “IlGiomale” o de “LaRebubblica”, o ancora “IlFattoQuotipiano”, che differiscono per una sola lettera.
Come si guadagna con le bufale?
I sistemi di guadagno online per i siti che contengono notizie false sono gli stessi dei siti legittimi. Solitamente i sistemi di remunerazione preferiti in questo campo sono due:
- CPC: Cost per Click, in pratica vengono inseriti dei banner o link pubblicitari che pagano ogni volta che un utente ci clicca su. Ogni click vale pochi centesimi, ma le bufale sono in grado di attrarre tantissimi visitatori e di conseguenza un buon numero di click, specie se i banner sono ben posizionati
- CPM: Questo tipo di remunerazione paga in base al numero di visualizzazioni, uniche o totali, delle unità pubblicitarie. Questo è probabilmente il metodo più utilizzato dai bufalari: dato il valore minimo dei contenuti è probabilmente il modo per guadagnare di più. Per ogni mille visualizzazioni viene corrisposto un pagamento che può variare dai 10 centesimi a circa 1,5€.
Notizie False per vendere un prodotto o servizio
In certi casi le bufale hanno un compito ben preciso: creare un bisogno, una speranza o addirittura una paura nell’utente, affinché questo sia poi spinto ad acquistare qualcosa.
In questo caso solitamente non s fa riferimento a nessuna azienda o personaggio famoso, ma si punta ugualmente su qualcosa di sensazionale.
Sui Social non è raro trovare articoli che parlano di gente che ha realizzato i propri sogni, che si è arricchita, che è passata dallo svolgere un’attività come il cameriere a viaggi e lusso sfrenato: in questi casi molto spesso l’articolo è un imbuto, che spinge verso un sito di scommesse, di servizi finanziari, ecc. In questo caso chi mette in giro queste notizie solitamente lo fa per guadagnare con le affiliazioni: sistemi che garantiscono una percentuale o un fisso ogni volta che il visitatore acquista dei prodotti o servizi, deposita soldi in un conto, si registra ad un sito, ecc.
Cosa dice la legge? Chi diffonde bufale commette reato?
Passiamo ora ai risvolti legali che possono avere questo genere di notizie. In linea di massima e con le dovute distinzioni, la risposta è si: chi diffonde bufale commette reati di diversa natura, ad esempio:
- Diffamazione: come testimoniato da Ermes Maiolica, diffondere la notizia dell’arresto per droga di una persona porta inevitabilmente ad una querela per diffamazione, in particolare quando la persona è famosa e la sua immagine viene danneggiata.
- Procurato Allarme: non è raro che le notizie false riguardino guerre, terrorismo ed allarmi politici e sociali. In questo caso si crea allarme sociale, si spaventano le persone e questo costituisce chiaramente reato.
- Istigazione all’odio: probabilmente è il modo più subdolo per fare soldi online, nella mia personale opinione è peggio delle truffe. In questo periodo storico in cui si coniugano crisi economica, ambientale, terrorismo ed immigrazione è molto facile cadere in certe trappole e scagliarsi contro gli indifesi. Chi mette in giro bufale alimenta la guerra tra poveri ed ignoranti, che non sapendo con chi prendersela per la propria condizione disagiata attacca etnie, razze e categorie sociali in modo barbaro. Ne sa qualcosa lo studente siciliano diventato ricco grazie alle bufale, che però adesso dovrà affrontare un processo per quello che ha fatto. Solitamente sono gli immigrati ad essere presi di mira dalle bufale, che ostacolano ulteriormente l’integrazione.
- Pubblicità ingannevole: anche la pubblicità ingannevole è punita dalla legge italiana, dunque creare articoli o manipolarli al fine di vendere un prodotto o servizio può costituire reato.
Conclusioni
Le notizie false, specie quando sono così tante e riescono a raggiungere così tante persone, sono una sconfitta sotto vari punti di vista:
- Dal punto di vista legale, perché ad oggi soltanto uno su cento viene fermato dalle autorità, mentre gli altri sono liberi di continuare indisturbati
- Dal punto di vista culturale, perché è triste ammetterlo, ma se in tanti ci cascano puntualmente, è evidente che manca la cultura, la capacità di critica e di analisi basilare
- Dal punto di vista della fiducia nei confronti di internet, chi lavora onestamente sul web si trova danneggiato da questo genere di fenomeni, che disorientano gli utenti che non sanno più di cosa fidarsi e cosa temere.
In ogni caso le bufale online non sono una novità, ci sono sempre state e probabilmente ci saranno sempre, tuttavia il livello raggiunto nell’ultimo periodo è davvero insostenibile.
Se hai domande o ti va di dire la tua su questo argomento non esitare e lascia subito un commento: come sempre riceverai una risposta nel minor tempo possibile.
Bell’articolo, finalmente qualcuno che capisce la gravità di questi atti deplorevoli e che spiega anche i risvolti legali
Concordo!, un bell’articolo su quanto sia dannosa la falsa informazione, sta diventando veramente una situazione insostenibile, bisognerebbe intervenire duramente contro chi alimenta tutto ciò!