Il concetto di parola chiave, keyword in inglese, è imprescindibile per chi si occupa di ottimizzazione e posizionamento sui motori di ricerca. Nel tempo questo concesso si è esteso ed ha acquisito un significato più ampio.
In questo post voglio soffermarmi su quelle definite vanity keyword, parole chiave sulle quali noi o i nostri clienti si fissano sino a quando non si riesce ad ottenere il posizionamento desiderato, ma che in realtà non portano grandi risultati in termini economici.
Siccome la SEO non è altro che un modo per fare soldi, dato che se tentiamo di posizionare qualcosa è perchè questo ci aiuterà a vendere un prodotto, servizio, una consulenza o ancora degli spazi pubblicitari per impression, click o in affiliazione, bisogna imparare a riconoscere ciò che richiede lavoro ma non restituisce soldi.
Nella maggior parte dei casi è meglio avere un traffico minore in quantità ma migliore in termini di qualità: quello che viene chiamato traffico qualificato.
Per rendere tutto più chiaro farò il più classico degli esempi che si utilizzano in questo caso, ricorda che si tratta solo di un esempio (preso da un settore particolare e molto influenzato nella realtà anche dalla local search):
Ipotizziamo che io abbia un albergo a Milano: “Hotel Palermo“, che ho chiamato così perché Palermo è il mio cognome o perché s tratta della mia città, alla quale sono affezionato.
Ad un certo punto potrei cercare “Hotel Palermo” su Google e rendermi conto di non essere tra le prime posizioni (che giustamente saranno occupate da Hotel dal nome differente, ma probabilmente situati a Palermo, in Sicilia).
A questo punto mi rivolgo al mio SEO e pretendo che si lavori per posizionare il mio hotel, che ricordo essere a Milano, per la key “Hotel Palermo“, perché voglio che il mio sito sia primo, dato che il mio albergo si chiama in quel modo.
Il SEO, da bravo professionista, per prima cosa mi farà notare che non mi serve essere posizionato per quella parola chiave, ma dopo la mia insistenza mi chiede giustamente un budget corposo, necessario nel settore del turismo.
Dopo mesi e mesi di duro lavoro ed ingenti investimenti, finalmente il mio sito è tra i primi su Google per la mia adorata Vanity Keyword. Cosa ho concluso? Esatto, ho buttato i miei soldi nel cesso, senza mezzi termini.
Se qualcuno cerca su Google “Hotel Palermo” è al 99,9% perché vuole trovare informazioni e prenotare un albergo in Sicilia, non perché cerca il mio hotel che si chiama così ma si trova a 1300 km dal mare palermitano.
Quel budget poteva essere investito diversamente, poteva essere orientato su keyword come “Hotel Milano”, che di certo avrebbero dato l’opportunità di trovare visitatori molto interessati e dunque potenziali clienti.
Le vanity keyword dunque, rappresentano un vero e proprio pericolo se non sono riconosciute subito: che tu faccia SEO per i tuoi progetti, per il sito della tua azienda o per terzi, la prima cosa da fare quando si studiano e si definiscono le strategie per incrementare il fatturato con la SEO è scartare a priori le keyword che non restituiscono valore, individuando e privilegiando sempre le parole chiave corrispondenti alle intenzioni di ricerca dei potenziali clienti: l’importante non è farsi trovare da tutti, ma farsi trovare dalle persone giuste, che stanno cercando un’azienda come la nostra, un prodotto o un servizio che noi vendiamo direttamente o in affiliazione.